venerdì 4 marzo 2016

Guglièlmo I re di Sicilia, detto il Malo


Guglièlmo I re di Sicilia, detto il Malo. - Figlio di Ruggero II d'Altavilla e della sua prima moglie Elvira di Castiglia, alla morte del fratello Tancredi ebbe il principato di Taranto, poi (1144) il principato di Capua e il ducato di Napoli. Fu quindi duca di Puglia (1148), rinunciando ai titoli precedenti, e (1151) fu da suo padre associato al regno senza chiedere il consenso del papa Eugenio III. Morto Ruggero II (1154), Guglièlmo restò unico re di Sicilia. Continuò le direttive politiche paterne, giovandosi dell'aiuto di numerosi consiglieri, scelti generalmente nella classe borghese, e servendosi come cancelliere di Maione di Bari. Ostile a Federico Barbarossa, cercò l'alleanza dell'Impero bizantino, del papato e di Venezia nell'intento di isolare il monarca tedesco. A questo allora si rivolsero i feudatarî malcontenti, che si ribellarono (1155), sperando nell'aiuto svevo. Ma con l'appoggio del papa (accordo di Benevento, 1156), Guglièlmo poté schiacciare la ribellione. Ancora, nel 1160, una congiura nobiliare, dopo aver eliminato Maione, destituì il re, che fu però reintegrato al suo posto da un'insurrezione del popolo e del clero. La severità delle condanne inflitte ai congiurati valse a Guglièlmo l'appellativo di Malo.

giovedì 3 marzo 2016

Ruggero II re di Sicilia "Il grande re"

Alla morte di Guglielmo nel 1127, Boemondo II di Taranto, nipotino di Roberto Guiscardo e uno dei due pretendenti potenziali alla successione al ducato di Puglia, si disinteressa dell’eredità per il suo principato di Antiochia. Invece, il nipote del Guiscardo, Ruggero II, figlio del Granconte, ha allora trentadue anni ed è padrone della Sicilia dal 1105. Ben presto fa valere i suoi diritti e viene incoronato a Salerno : siamo in una fase determinante nel procedimento di unificazione del Mezzogiorno.
L’incoronazione di Salerno ha provocato molta agitazione da parte di quasi tutti i baroni normanni del Mezzogiorno continentale, inquieti dell’arrivo al potere di un uomo forte, capace di ostacolare le loro ambizioni personali. Altro protagonista, papa Onorio II, che è appena uscito vincitore dalla contesa che lo opponeva all’Impero, non si preoccupa più tanto di un ritorno dell’indocile potenza normanna, di cui non sente più bisogno. Egli rifiuta dunque a Ruggero ogni diritto sull’eredità e organizza a contrastarlo il fronte del complotto insieme ai baroni ribelli. Tale impresa nascosta sotto la maschera di una « guerra santa » fallisce tanto miseramente da constringere, in agosto 1128, il papa a insignire Ruggero II del titolo di suo zio : »duca di Puglia, di Calabria e di Sicilia », consacrando in tal modo l’unità del Mezzogiorno continentale e della Sicilia.

Tale riconoscimento non basta evidentemente a placare i ribelli e, nel 1129, Ruggero deve operare una nuova campagna di pacificazione contro i baroni normanni di Puglia.
Nello stesso1129, la morte di Roberto II d’Aversa (1127-1129) gli permette di impadronirsi del principato dei Drengot, a Aversa e Capua, l’unica famiglia cioè ad aver resistito agli Altavilla. L’unificazione dello Stato normanno è dunque teoricamente compiuta.
Ruggero II è di ritorno in Sicilia nel 1130. Papa Anacleto II è in una situazione delicata, e i Normanni sono praticamente i soli a riconoscere la sua elezione, molto contestata. La posta in gioco è la corona di Ruggero. Il 25 dicembre 1130, a Palermo, il papa dà vita a un nuovo regno, il cui principe, Ruggero, nipotino di un signorotto del Cotentin, è riconosciuto re di Sicilia, duca di Puglia e di Calabria, principe di Capua. Napoli rimane da conquistare ma gli appartiene già dal titolo.

mercoledì 2 marzo 2016

"Euno, lo schiavo che sfidò Roma"

Euno era uno schiavo siciliano che guidò la rivolta servile che scoppiò nella città di Enna nel 139 a.C.
A quel tempo l'Isola era di proprietà dei Romani, che chiedevano ai contadini quote così alte del raccolto, che spesso molti di loro furono costretti in schiavitù, per poter ripagare i proprietari del grosso debito che contraevano. Gli schiavi divennero però così tanti, che ben presto si formarono bande incontrollate di cittadini liberi, che arrivarono anche ad assaltare i mercanti.
La rivolta, in particolare, esplose nelle terre del possidente Damofilo, per mano di Euno, di cui ci sono state pervenute le gesta soprattutto tramite il Diodoro Siculo. Euno era un contadino ridotto in schiavitù nei pressi di Enna. Quando Damofilo fu ucciso, Euno fu proclamato re, e organizzò la sua corte sul modello di quelle ellenistiche. Da questo momento in poi, lo schiavo venne conosciuto con il nome di Antioco, nome comune nella dinastia siriana dei Seleucidi, e fondò un suo dominio durante il quale coniò anche monete con la sua effigie. Euno sosteneva la propria regalità mediante presunti contatti con la dea siriaca Atagartis, che gli sarebbe apparsa in sogno.
L'insurrezione giunse fino al mandriano Cleone, che, dopo aver sollevato i siciliani ridotti in schiavitù nella zona di Agrigento, riconobbe Euno come re. L'esercito ribelle entro in Morgantina, città sicula poi greca, e Taormina, raccogliendo sulla strada nuovi soldati, fino ad arrivare a formare una legione di ben 200.000 uomini. La rivolta passò dunque da sommossa di tipo servile a una vera e propria guerra di liberazione siciliana, vera antesignana dei Vespri: l’esercito costituito dagli ex schiavi, sconfisse più volte le legioni romane. Quando la guerra in Lusitania fu sospesa, il console Publio Rupilio fu inviato in Sicilia per sedare le rivolte, ma i siciliani accorsero a Messina per difendere la Porta. Circa ottomila isolani persero la vita nella Battaglia dello Stretto, per impedire l'ingresso in città dei Romani, i quali riuscirono a espugnare l’imponente difesa messa a segno dai cittadini, crocifiggendo altre 8.000 persone.
A Taormina, Pisone non riuscì a superare le difese naturali della città; Rupilio promise loro la salvezza ma non fu di parola: dopo essere entrato in città fece precipitare tutti i cittadini giù dalla rupe. Ad Enna fu compiuta la più grande strage che la Sicilia ricordi: 20.000 cittadini furono massacrati presso il Castello, oggi un’imponente fortezza tra le più grandi d’Italia. Euno fu quindi catturato e rinchiuso in carcere a Morgantina, dove morì nel 132 a.C.
Autore | Enrica Bartalotta