Ducezio fu re dei siculi dal 460 a.C. al 440 a.C..
Quando i Greci giunsero in Sicilia, verso la metà dell’VII sec. a.C., se da una parte fondarono nuovi e floridi centri, dall’altro, molto spesso, si stanziarono in città già esistenti occupate dalla popolazione sicula, nella parte orientale dell’isola, e dalla popolazione Sicana ed Elima, nella parte occidentale della stessa.
La convivenza tra greci e siculi si mantenne pacifica per circa tre secoli, ovvero dall’VII al V sec circa, fin quando i Siculi, consci del pericolo di una totale ellenizzazione della Sicilia, non tentano di rientrare in possesso della loro indipendenza ed anche di quei territori loro sottratti dall’espansione greca e soprattutto siracusana.
È questo il “momento di Ducezio”.
Nato nella Sicilia sud orientale, probabilmente a Menai (l'odierna Mineo) o a Nea, (l'odierna Noto), tra il 490 e il 488 a.C. da una nobile famiglia della città, era un uomo abile e attivissimo, molto carismatico, e seppe sfruttare potentemente queste sue qualità a favore della sua gente, i siculi, di cui era capo, che da alcuni secoli erano oppressi dalla dominazione greca.
La sua fu un'azione politica, religiosa e militare.
La prima realizzata tramite la creazione di una vera e propria lega di città sicule
La seconda con la costruzione, nell’attuale sito di Rocchicella, del “santuario” dei fratelli Palici, demoni sotterranei, il cui culto era già proprio del popolo siculo.
La terza tramite la conquista di alcune città e la fondazione di altre, come Palikè, accanto al santuario dei Palici, che diventerà il centro non solo religioso, ma anche militare della synteleia sicula. L’area sulla quale agisce Ducezio, dunque, è quella del Simeto, all’interno della quale Palikè occupa appunto una posizione strategica. L’azione del condottiero non si ferma però all’allargamento verso nord-est, né egli può pensare di avanzare a sud in pieno territorio siracusano.
Alla testa del suo esercito, Ducezio dominò la scena militare per più di dieci anni, per cercare di riaffermare la supremazia della popolazione indigena su quella dei conquistatori.
La sua prima impresa da generale fu quella di conquistare Etna, probabilmente ancora governata da Dinomene e sotto l'influenza siracusana da molto tempo. Nel 461 a.C. la rinominò Katane, costrinse gli abitanti che erano stati condotti lì da Gerone I a trasferirsi ad Inessa (da lui ribattezzata Etna) e riportò a Katane gli abitanti originari rifugiatisi a Leontinoi. Nel 460 a.C. venne eletto re del suo popolo.
Nel 459 a.C. distrusse la fiorente città di Morgantina.
Nel 453 a.C. presso l’antico santuario dedicato agli dei Palici, figli di Adranos, e da lungo tempo venerati dai Siculi, Ducezio fondò la città di Palikè, dominante la fertile piana di Mineo (presso Mineo e Palagonia) e ne fece la capitale del suo stato.
Dopo quest’opera Ducezio, con il suo numeroso esercito, rivolse le sue mire verso l’agrigentino e pose l’assedio a Motyon (Vassallaggi - San Cataldo). Contro di lui la città di Agrigento chiese l’aiuto di Siracusa la quale inviò il suo esercito. Ducezio lasciò parte dei suoi soldati all’assedio di Motyon e rivolse l’attacco contro i Siracusani. Ducezio riuscì a sconfiggerli e i due comandanti dei Siracusani furono giustiziati.
La città di Motyon fu espugnata nel 459 a. C. Non passò però molto tempo che un nuovo, forte, esercito di Siracusa, unito a quello di Agrigento, assaltò quello di Ducezio. Nella cruenta battaglia che ne seguì i Siculi furono sconfitti; molti morirono, altri fuggirono in alture ben difese, tanto che gli avversari rinunziarono a inseguirli. Ducezio venne fatto prigioniero e mandato in esilio a Corinto.
Avendo perduto la guerra i Siculi perdettero la Piana di Catania con Morgantina, Menai e Inessa che passarono a Siracusa, mentre Motyon fu ripresa da Agrigento. I Siculi rimanevano indipendenti nella parte settentrionale della Sicilia ovvero sulla valle superiore del Simeto e sui Nebrodi. Ducezio, dopo tre anni di esilio a Corinto, fuggì e nel 444 a.C. rientrò in Sicilia. Qui si diede a costruire una nuova città, nella parte settentrionale dell’Isola, (Kalè Aktè= bella spiaggia), presso l'odierna Caronia, secondo lo storico Diodoro Siculo, su preesistenti insediamenti.
Da lì partirà la seconda fase della sua azione: egli sceglierà infatti di abbandonare lo scontro con Siracusa e di impedire una sua espansione verso nord, cercando invece di unificare quella zona che era rimasta indipendente. Ma anche questo tentativo portò ad uno scontro tra agrigentini e siracusani nel 446 a.C., presso il fiume Imera (l’attuale Salso). La battaglia si concluse nella sanguinosa sconfitta di Agrigento, costretta ad un trattato di pace con il quale rinunciava a tutti i territori perduti. Ducezio ammalatosi si spense di morte naturale a Kaleakte, nell’anno 440 a. C., cioè quattro anni dopo il suo ritorno dall'esilio, nello stesso anno della distruzione di Palikè.
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